
Dalle gloriose epoche dei presidenti mecenati, ultimi in ordine temporale Moratti e Berlusconi, i due club milanesi hanno raccolto poco più che briciole in campo internazionale e niente di eccezionale neppure entro i, ristrettì, confini nazionali. Massimo Moratti lascia l’amata società a cui la famiglia è legata a filo doppio, nel 2013 dopo un doppio interregno durato complessivamente 18 anni, portando in dote 5 scudetti, una Coppa Uefa, un Mondiale per club e una indimenticabile Champions quando Jose Mourinho cavalcò con i suoi alla conquista del triplete. Nei 12 anni successivi all’uscita del petroliere, la gloriosa internazionale si è barcamenata tra varie e pittoresche proprietà che hanno però portato solamente due titoli nazionali e nessun trofeo internazionale. Peggio mi sento col Milan orfano del tycon brianzolo che negli ultimi 8 anni ha visto avvicendarsi al comando della società varie e improvvide proprietà che hanno però portato un solo titolo italiano e nessuna vittoria internazionale. Solo negli ultimi 5 anni vale ricordare che il Napoli di De Laurentis ha vinto due scudetti e la piccola Bergamo, periferia di Milano, si è assicurata una preziosa Europa League grazie alla famiglia Percassi, e al paisa Pagliuca. Due squadre che fra l’altro presentano anche bilanci positivi. Al contrario dei due club milanesi che hanno messo assieme risultati miserevoli con spese fuori controllo. L’anno appena finito, non per gli interisti che hanno un ulteriore impegno nel mondiale per club, è il chiaro riassunto di quanto esposto. La società rossonera in campo nazionale ha vinto la supercoppa superando proprio i cugini, ha perso la finale di Coppa Italia dal piccolo Bologna e ha chiuso con un mediocre ottavo posto nel campionato con l’esclusione dalle competizioni internazionali. Ha disputato la Champions League superando la fase a GironeUnico con un modesto quindicesimo posto e poi pagando dazio nello spareggio invernale contro il non eccelso Feyenoord, terzo alfine nel grigio torneo olandese. Un caos assoluto ha contraddistinto la stagione dei rossoneri che si sono divisi tra due allenatori iberici e offerto per tutta la stagione una proprietà assente e una dirigenza allo sbando. Finanziariamente i conti si chiuderanno con il segno rosso, sui 25 milioni circa, a cui hanno comunque contribuito gli 80 milioni piovuti dalla UEFA che, l’anno prossimo, mancheranno e verranno, probabilmente, sostituiti con la cessione del miglior giocatore. In casa Inter la stagione sportiva è andata anche peggio visto che non si è aggiudicata nessuna delle quattro competizioni a cui ha preso parte. Ha sfiorato il successo nella Supercoppa italiana, nel campionato nazionale e si è laureata vice campione d’Europa ma alfine la si può considerare una splendida perdente. Disastrosa anche la situazione societaria con il club passato in mano al fondo speculativo Oaktree durante la stagione, mentre la gestione operativa è rimasta in mano ad un dirigente preparato e autorevole come Beppe Marotta. Conti in sofferenza anche per il club nerazzurro che potrebbe chiudere anch’esso con circa 35 milioni di perdite ed inoltre presenta uno stato patrimoniale negativo, ciò che ne determina una sofferenza piuttosto accentuata. Quindi, tanto per cambiare, ne risultati sportivi né tantomeno patrimoniali per le due società meneghine che pure assommano la bellezza di 39 scudetti. Almeno la banda Oaktree potrà contare sul lungo percorso in Champions, deturpato poi dalla rovinosa finale, per mettere in cassaforte un paio di centinaia di milioncini che daranno un po’ di respiro alle casse nerazzurre. Ma in proiezione futura le nubi si riaddensano sul cielo di Appiano Gentile considerato che solo con una profonda, e costosa, ristrutturazione l’Inter potrà tornare a vincere qualcosa. Altrimenti si vivrà di chiacchere, dove pure alcuni giornali locali sono decisamente a loro agio.