
PSG – ARSENAL: 2-1
27′ Ruiz (P) – 72′ Hakimi (P) – 76′ Saka (A)
Al Parc des Princes, il Paris raggiunge l’Inter nella finale di Monaco di Baviera dopo aver battuto l’Arsenal per 2-1, dopo l’1-0 maturato all’Emirates Stadium. Ci sono variazioni rispetto all’andata da ambo le parti: Luis Enrique sceglie di non rischiare Dembélé dal primo minuto, con Barcola che si riprende la maglia da titolare; Arteta, invece, non rinuncia a Timber, che era uscito acciaccato settimana scorsa, e, complice il rientro a centrocampo di Partey dopo la squalifica, sceglie di alzare nuovamente il raggio di azione di Merino sulla linea di attacco, con Martinelli e Saka, per non dare punti di riferimento alla difesa locale. Rice incorna di un soffio sul fondo al 3′ di gioco su un cross giunto dopo un recupero altissimo della palla da parte dei gunners, poi Donnarumma deve calare due interventi fondamentali per mantenere lo 0-0, prima su un tiro ravvicinato di Martinelli – su una rimessa lunga di Partey che sono un quasi un angolo per la gittata della battuta – e poi all’8′ su un rasoterra violento dal limite dell’area di Ødegaard.
L’Arsenal non lascia respirare il Paris che praticamente non riesce mai ad uscire dalla propria metà campo per il primo quarto d’ora, poi l’inerzia della partita cambia leggermente, anche per merito dei padroni di casa che riescono a pressare maggiormente. E così, al 17′, Kvartskhelia impatta il palo con un destro a giro a Raya battuto, e al 27′ Fabiàn Ruiz, sugli sviluppi di una punizione, raccoglie la ribattuta della difesa e con un violento mancino dal limite, deviato in maniera decisiva anche da Saliba, non lascia scampo al portiere ospite. I londinesi non sono capaci di reagire psicologicamente al vantaggio parigino e Barcola, allo scoccare della mezz’ora, tarda il momento del tiro e fallisce in contropiede una clamorosa occasione per il raddoppio. Le squadre si fronteggiano per lo più a centrocampo, con gioco per lo più equilibrato e senza grossi scossoni, tant’è che si deve attendere il 58′ per attendere una nuova azione degna di nota: Saka cerca direttamente la porta da calcio d’angolo, trovando però attento Donnarumma, con il portiere della nazionale italiana che si supera anche su un tiro a giro dell’inglese scoccato al 64′. La partita si ravviva, con Hakimi che al 65′ impegna nuovamente Raya, poi Zwayer viene richiamato dal VAR per rivedere un tocco di mano di Lewis-Skelly proprio sul tiro dell’esterno marocchino e concede il calcio di rigore: dal dischetto va Vitinha, che fallisce però il possibile match point, con Raya che sceglie l’angolo giusto e devia in angolo. Tuttavia, nonostante entrambi gli allenatori decidano di cercare dalla panchina possibili variazioni di uomini e tattiche (Calafiori e Trossard per Lewis-Skelly e Martinelli da una parte, Dembélé per Barcola dall’altra), il Paris è più furbo e attento e merita di trovare la rete del 2-0: Hakimi anticipa un lento Partey, scambia corto con Dembélé, e scocca dal limite un destro che si infila in rete. La partita però è tutt’altro che chiusa perché Trossard si libera di Marquinos – con una spinta ritenuta troppo leggera per essere fallosa da Zwayer – e serve Saka che, vincendo un paio di rimpalli, riesce a trovare il mancino vincente.
Il forcing dei londinesi costringe i parigini a cercare un gioco inconsueto, fatto di tanti lanci lunghi e poco fraseggio, con Saka che fallisce, al minuto 80, il possibile 2-2 su un cross basso di Calafiori, sul quale aveva fallito l’uscita Donnarumma.
Dembélé spezza l’iniziativa ospite con un mancino respinto da Raya, con i rouge et bleu che si riorganizzano e riprendono a gestire fino al triplice fischio arbitrale. Il Paris alla fine merita la qualificazione alla finale per quanto visto nel doppio confronto, con firme certamente indelebili di Dembélé e Donnarumma, che hanno rispettivamente deciso il match di andata e blindato il risultato nella parte iniziale di quello di ritorno, dove un gol dei biancorossi avrebbe certamente potuto cambiare l’inerzia della partita. All’Arsenal sono invece mancati gli uomini chiave della stagione e che avevano deciso nei quarti l’eliminazione del Real Madrid: Rice e Merino non sono riusciti ad essere incisivi in questa doppia sfida, dove Saka è sembrato invece essere l’unica spina nel fianco per la difesa parigina. Restano vivi quindi i sogni di triplete dei francesi, che però si scontreranno con la voglia dell’Inter di alzare la coppa dalle grandi orecchie al cielo di Monaco di Baviera. E allora, che sfida sia! Il cronometro ha iniziato il suo countdown: 31 maggio, ore 21, inizierà il match che deciderà la squadra campione d’Europa!
- A cura di Armando Borrelli
INTER – BARCELLONA: 4-3
21′ Martinez (I) – 45+1′ Calhanoglu (I) – 54′ Garcia (B) – 60′ Olmo (B) – 87′ Raphinha (B) – 90+3′ Acerbi (I) – 99′ Frattesi (I) d.t.s.
E’ tornata la “pazza Inter” e stacca il pass per la finale!
Dopo lo scoppiettante 3-3 dell’andata, anche il ritorno tra Inter e Barcellona si rivela essere pirotecnico: i padroni di casa come all’andata, si portano sul doppio vantaggio, ma si fanno ribaltare dagli ospiti, prima del 3-3 firmato da Acerbi quasi all’ultimo respiro. Ai supplementari è Frattesi a insaccare al 99′ il gol che permette ai nerazzurri di tornare in finale dopo una sola stagione di assenza dal match finale della massima competizione europea. Inzaghi sceglie il consueto 3-5-2, con Bisseck confermato al posto di Pavard nella linea difensiva e Lautaro Martìnez in campo già dal 1′ minuto. Flick risponde con il 4-2-3-1, optando per Erìc Garcia e Gerard Martìn come terzini e preferendo Ferran Torres titolare per giocarsi la carta Lewandowski nel corso dell’incontro. Tatticamente si nota subito come Barella provi ad alzare maggiormente la linea di pressione sulla linea difensiva catalana rispetto all’andata, ma anche gli ospiti non disdegnano, come già visto ampiamente in questa stagione, la pressione alta, con i nerazzurri che cercano anche, soprattutto ad inizio partita, sistematicamente il cambio di gioco dalla sinistra verso Dumfries sull’esterno destro. Il match sembra tuttavia stentare a decollare e per vedere il primo tiro nello specchio della porta si deve attendere il quarto d’ora, con Yamal che sporca i guantoni di Sommer, poi al 21′ è Barella a impegnare Szczęsny in un intervento in due tempi, ma il portiere polacco nulla può qualche secondo più tardi: il pressing alto dell’Inter portato da Dimarco funziona, l’esterno trova con un filtrante Dumfries che preferisce l’assist alla gloria personale, fornendo a Lautaro Martìnez un pallone da spingere solo in rete.
Come all’andata il Barcellona reagisce, ma i padroni di casa lasciano meno spazio a Yamal, arrivando addirittura a triplicarlo al limite dell’area di rigore, anche se il 19 blaugrana riesce comunque a rendersi pericoloso, soprattutto quando ci sono transizioni più rapide che non permettono il riposizionamento ottimale della linea difensiva meneghina. Mkhitaryan e Çalhanoğlu cercano senza fortuna la porta di Szczęsny ma la vera occasione per il raddoppio giunge al 45′ quando, dopo revisione VAR per fallo di Cubarsì su Lautaro, Çalhanoğlu si presenta dagli 11 metri: il turco spiazza il portiere incrociando il destro e porta sul doppio vantaggio i nerazzurri, con clima infuocato tra Acerbi e Iñigo Martínez che non porta però a sanzioni disciplinari. Nella ripresa giunge il prevedibile forcing dei catalani, che si espongono però ai contropiede interisti, che però capitolano al 54′, quando il piattone di Eric Garcìa si infila nell’angolo alto alla destra di un incolpevole Sommer.
Inzaghi decide dunque, come all’andata, di provare a limitare ancora di più Yamal inserendo il più difensivo Carlos Augusto per Dimarco, con Sommer che deve superarsi per negare la gioia del 2-2 ancora a Eric Garcìa – che dimostra di essere un difensore centrale e calcia forse troppo centralmente al termine di un incredibile contropiede nato addirittura da un calcio d’angolo interista-, ma il pareggio è solamente rimandato e giunge allo scoccare dell’ora di gioco: Dani Olmo viene lasciato a centro area liberissimo di incornare in rete su un altro cross di Gerard Martìn, già autore dell’assist sulla prima rete.
Il Barcellona si vede concedere un rigore sul campo per fallo di Mkhitaryan su Yamal che viene però revocato dal VAR, con il tiro di Yamal sulla seguente punizione che è ben indirizzata verso la porta ma viene deviata oltre la traversa da de Jong.
La benzina di Lautaro Martìnez è terminata, con l’Inter che non riesce a rialzare il suo baricentro, quindi Inzaghi opta Taremi (con anche Darmian per Bisseck), ma Yamal adesso riesce a liberarsi più facilmente della difesa e impegna severamente Sommer, con l’allenatore che pesca ancora dalla panchina Frattesi e Zielinski che vanno a sostituire per Mkhitaryan e Çalhanoğlu, soprattutto per cercare di dare una svolta psicologica al match e maggiore fraseggio, totalmente assente in questa fase della partita interista che è invece caratterizzata da soli lanci lunghi, impossibili da raggiungere per gli attaccanti.
Flick sceglie Fermin Lòpez al posto di Dani Olmo per dare freschezza al trio alle spalle di uno spento Ferran Torres, e proprio il subentrato, quando il cronometro segna il minuto 88, serve Raphinha: il brasiliano calcia col mancino trovando la risposta di Sommer, ma poi la palla torna sul destro del vice-capocannoniere della competizione che trova la traiettoria giusta per battere per la terza volta il portiere svizzero.
I nerazzurri cercano un forcing, esponendosi alle ripartenze blaugrana, che adesso possono contare anche su Lewandowski. Yamal impatta il palo e, sull’azione successiva, al 93′, Acerbi trova con il destro il tocco vincente per superare nuovamente Szczęsny e portare la partita ai tempi supplementari, anche per merito dell’ennesima parata di Sommer su Yamal. I supplementari iniziano con le squadre che non si risparmiano colpi, poi Thuram al 99′ si inventa una giocata strepitosa per liberarsi di Araujo e proporre al centro per Taremi, l’iraniano con una sponda serve Frattesi che controlla, temporeggia e scocca un mancino a giro che si infila in rete.
Nel secondo tempo supplementare, Flick si gioca le carte Gavi e Pau Victor per alzare la pressione offensiva, cercando la rete più con la forza della disperazione che con l’organizzazione tattica: su un cross di Yamal, Sommer sbaglia l’uscita e Lewandowski la mette, incredibilmente, alta di testa. Dumfries non ce la fa più e viene sostituito da De Vrij, che fa chiaramente segno ai compagni di schierarsi a 5 in difesa, con Frattesi che impegna severamente Szczęsny con un tiro a giro. La sfida tra Sommer e Yamal continua a rinnovarsi ancora al 115′, ennesimo splendido intervento dello svizzero su un tiro a giro che sembrava destinato alla porta, e 117′, con respinta poi spedita alta da un Lewandowski palesemente non in condizione.
I minuti scorrono lenti fino al termine dei 2′ di recupero, quando il triplice fischio di Marciniak fa esplodere di gioia i tifosi presenti al “San Siro”, che, probabilmente, avranno bisogno di qualche controllo alle coronarie dopo una partita come questa!
- A cura di Armando Borrelli
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Che dire dopo una partita così ? Subito che ci eravamo sbagliato e l’Inter e il suo tecnico, sempre amato dalla Dea Eupalla, sono ancora vivi. E si stanno preparando per la finalissima di Monaco di Baviera, attendendo l’avversario nell’ultimo frame delle semi di stasera al Parco dei Principi. Dovesse prevalere il Paris, come da pronostici, potremmo vedere un replay di quanto già visto tra milanesi e catalani. Ma in una gara secca e decisiva per assicurarsi un trofeo importantissimo. Spiegare, ancora una volta, come quest’Inter si sia salvata ancora una volta non riuscirà facile a noi. Molto meglio per coloro che considerano l’Inter, ancora, una grande squadra ed Inzaghi il suo unico mentore. Noi, invece, che crediamo che con Conte sulla tolda, quest’anno, anche quest’anno, i nerazzurri avrebbero vinto lo scudetto con dieci punti di vantaggio, siamo certamente più in difficoltà. Lo saremmo meno, certo, se parlassimo dei playoff di Nba in programma in queste notti o del prossimo torneo tennistico di Roma. Ma, come dicevano, le variabili del calcio sono insondabili a mente umana e anche ieri sera, dopo il 3 a 2 di Rapinha di fronte ad un’Inter massacrata nella ripresa ( oltre ai tre gol anche uno sbagliato incredibilmente a porta spalancata e un palo clamoroso un attimo prima del pareggio) tutto potevamo aspettarci piuttosto che una rete di Acerbi in edizione centravanti, beffardamente realizzata col suo piede sbagliato, centoventi secondi prima del gong finale. Quanto successo poi nei supplementari conta poco perché il gol del centrale ha cambiato il corso del match e della qualificazione alla finale di fine mese. Non che l’Inter non abbia dei meriti, certamente, ma quanto partite, consecutive, può vincere questa squadra dopo essere stata sopraffatta nel gioco e nelle occasioni da rete ? Il calcio può regalare molto ma prima o poi paghi pegno e la buona sorte, improvvisamente, ti gira le spalle.
Aspettiamo con ansia la finale per vedere se il giochino può riuscire all’infinito.
- A cura della redazione
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Semifinale, risultati e analisi delle partite di andata
Barcellona – Inter: 3-3
1’Thuram (I) – 21’/64′ Dumfries (I) – 24 Yamal (B) – 38′ Torres (B) – 65′ Sommer (I)
analisi a cura della redazione
Avevamo ben suggerito a Flick di diffidare da un Inter in clamorose ambasce in Patria ma sempre in grado di scuotersi quando sente l’inno della Champions. Ma precorriamo i tempi e diciamo subito che il corposo pareggio uscita dalla roulette del Montjuic, avvantaggia i catalani che potranno dedicarsi, anche a SanSiro, a quello che sanno fare meglio, cioè attaccare per vincere la singola partita senza alcun calcolo che non è nel dna di Yamal e i suoi fratelli. I calcoli a San Siro dovrà farli Inzaghi che rientra dalla capitale catalana con un pareggio che solo a prima vista può sembrare gran cosa. In effetti questa Inter ha forse sparato, di puro orgoglio, le ultime cartucce, e a Milano sarà preda della squadra di Flick che, francamente, dopo un ottimo primo tempo, recuperato dallo 0/2 con una mezz’ora di gran calcio e due gol splendidi, ha un po’ deluso nella ripresa in cui l’Inter è riuscita a tenere la squadra più alta e meno in balia degli avversari grazie soprattutto ad in imprevedibile calo degli stessi. Avevamo detto anche che Flick avrebbe dovuto giocarsela con calma sui 180 minuti potendo forse trovare maggiori spazi nel match di Milano. E così probabilmente sarà per la gioia dei campioni catalani che potrebbero anche recuperare il rimpianto Levandoski per meglio aggredire gli avversari. Certo per il club meneghino sperare non costa niente, dopo le ferite rimediate in Coppa Italia e in campionato, ma martedì della prossima settimana dovrà giocare di più e ragionare di meno, se solo vuole sperare di avere qualche possibilità di superare il turno. E l’eventuale assenza del toro potrebbe indebolire ulteriormente la posizione del nerazzurri al cospetto di un avversario che ha un credo calcistico purtroppo ignoro alle nostre latitudini, che prescrive sempre e solo di giocare al calcio, dal primo all’ultimo minuto senza porsi pensieri altri. È chiaro che una squadra così merita di vincere questa prima SuperChampions
analisi di Armando Borrelli
Al Montjuïc va in scena uno scoppiettante 3-3 nella semifinale di andata tra Barcellona e Inter, con tante emozioni e risultato praticamente sempre aperto, nonostante un inizio sprint degli ospiti.Le due squadre sono falcidiate dalle indisponibilità causate da infortuni: Flick opta per Gerard Martìn e Ferran Torres per sopperire alle pesanti assenze di Baldé e Lewandowski; Inzaghi deve rinunciare a Pavard, infortunatosi nel match contro la Roma, scegliendo Bisseck e decide di schierare subito dal primo minuto i rientranti Dumfries (fermo per circa quaranta giorni a causa di un infortunio al bicipite femorale) e Thuram (quest’ultimo centellinato nelle ultime due settimane, a seguito di alcuni problemi agli adduttori).E proprio i due recuperati per il match sono fondamentali nell’azione che sblocca il risultato dopo soli 30”: dopo una riaggressione alta dei nerazzurri, l’esterno destro riceve sulla corsia e propone un cross basso sul quale arriva la spettacolare deviazione di tacco dell’attaccante, che non lascia scampo a Szczęsny. Tema tattico prevedibile quello che porta alla prima rete, così come in maniera altrettanto preventibabile i blaugrana prendono il controllo del match e creano gioco, con il consueto possesso palla finalizzato a lanciare le frecce Raphinha e Yamal, e, propio su un assist del giovano spagnolo, Ferran Torres dimostra invece di non essere Lewandowski, calciando di poco oltre il palo dal centro dell’area di rigore, e poi, sugli sviluppi di un corner, colpendo troppo con l’esterno ma facendo comunque correre un altro brivido sulla schiena dei tifosi nerazzurri.Gli ospiti non stanno a guardare e, seppur nella sofferenza, contengono e ripartono, cercando di sfruttare al massimo ogni minima occasione: e così, al 21′, proprio sugli sviluppi di un angolo, dopo una sponda di Acerbi, è l’altro rientrante Dumfries a gonfiare la rete con un tiro acrobatico. La partita è vivissima, per demeriti dell’Inter che forse si abbassa troppo, ma anche merito del Barcellona che non si arrende e si aggrappa ad una magia del suo piccolo campione Yamal, che si libera con delle finte di Thuram e Mkhitaryan e lascia poi partire un tiro a giro col mancino che dà un bacino al palo prima di battere Sommer al 24′. Yamal, che aveva accusato un fastidio alla coscia durante il riscaldamento mettendo in pre-allarme Fermìn Lòpez, continua a disegnare calcio e al 27′ colpisce anche incredibilmente una traversa, con Sommer che trova una provvidenziale deviazione con la punta delle dita.Gli uomini di Flick ci credono e costruiscono tanto, con Sommer che è costretto ad impegnarsi per evitare che occasioni potenziali e sostanziali, ma nulla può al 38′ sulla zampata di Ferran Torres su una sponda aerea di Raphinha, con Bisseck e Acerbi che perdono i due attaccanti di casa. La prima frazione si chiude dunque con un pareggio, anche se forse il Barcellona avrebbe meritato qualcosina in più per quanto creato, con l’Inter però capace di massimizzare ogni minima occasione avuta.A cavallo di primo e secondo tempo gli infortuni colpiscono ancora entrambe le squadre con Koundé e Martinez che escono acciaccati per fare spazio a Eric Garcia e Taremi. La prima vera occasione della ripresa è per Dimarco, che spara alto da buona posizione con il destro, poi Inzaghi sceglie poi di sostituirlo, inserendo Carlos Augusto per provare a limitare maggiormente Yamal, con la sua squadra che sembra ora essere meno remissiva rispetto all’ultimo spezzone della prima parte. Così, al 63′, ancora su sviluppi di angolo, è Dumfries a incornare, trovando una decisiva deviazione di Araùjo, e battere nuovamente Szczęsny, regalando ai meneghini il 3-2. Il Barcellona non ci sta e dopo poco meno di 60” giunge nuovamente al pareggio con un gran tiro dalla distanza di Raphinha (anche in questo caso l’azione nasce da un corner, con difesa interista troppo statica e che non va ad accorciare con la giusta cattiveria sul brasiliano) che impatta la traversa e colpisce, beffardamente, la schiena di Sommer prima di entrare in rete. Dopo un gol annullato a Carlos Augusto per un fuorigioco millimetrico su un cross dalla destra di Dumfries, che sembrava tutt’altro che un calciatore appena tornato da un infortunio, e per un’altra traversa di Yamal (e chi altrimenti?!). Alla fine, nonostante un periodo psicologico non dei migliori, l’Inter riesce a uscire imbattuta dal Montjuïc, ottenendo quanto sperato: portare il discorso qualificazione a Milano. Certo è però che, con un minimo di fortuna in più per il Barcellona, il risultato sarebbe potuto essere ampiamente diverso, con i blaugrana che avrebbero meritato probabilmente almeno una vittoria di misura. Ma d’altronde il calcio è quel gioco in cui vince chi fa un gol in più dell’avversario e quanto visto dice che i padroni di casa non sono mai riusciti ad essere in vantaggio, mentre gli ospiti ne hanno sprecato addirittura una doppio. Vedremo dunque cosa accadrà tra meno di una settimana, quando scopriremo la prima finalista!
Arsenal – PSG: 0-1
4′ Dembele
Il primo round tra Arsenal e Paris SG, andato in scena all’Emirates Stadium di Londra, termina con una vittoria di misura per 1-0 dei francesi, grazie alla rete messa a segno al 4′ da Dembélé.
Come da previsione fatta prima del match, il parziale non ha messo alcuna seria ipoteca sul discorso qualificazione, rendendo di fatto importantissimo il ritorno che sarà disputato mercoledì prossimo al Parc des Princes. Arteta sorprende nelle scelte di formazione, optando per Trossard in posizione di attaccante centrale e abbassando Merino sulla linea mediana, per sostituire lo squalificato Partey. Formazione tipo invece per Luis Enrique, che ha ampia scelta e preferisce Doué a Barcola, nel trio offensivo completato da Kvaratshkelia e Dembélé. Gli allenatori scelgono formazioni diverse rispetto al match dello scorso 1° ottobre, vinto 2-0 dai londinesi. Modulo differente per i “gunners”, che allora si schierarono con un 4-2-3-1, mentre i “parisiens” – che all’epoca non avevano ancora in rosa l’ex Napoli – rispetto a quel match possono contare su una freccia importantissima come Dembélé, all’epoca escluso dalla lista dei convocati a seguito di un acceso diverbio con il suo allenatore.
Evidentemente proprio quella scelta dell’ex allenatore di Roma, Barcellona e nazionale spagnola ha portato il Paris a riuscire a creare uno spirito di gruppo importante e insegnare un’importante lezione al suo numero 10, che, per un’incredibile coincidenza decisa dalla dea Eupalla, con un mancino dal limite su assist di Kvara, non lascia scampo a Raya quando il cronometro segna il quarto minuto. Gli inglesi soffrono nel primo quarto d’ora il gioco propositivo dei francesi, con Timber in difficoltà nei duelli uno contro uno con Kvaratshkelia, ma poi sembrano ritrovare il bandolo della matassa alzando la linea di pressione, accettando il rischio di lasciare eventuali spazi ai contropiede ospiti al fine di poter provare a creare occasioni da rete. Ne beneficia certamente lo spettacolo, con Raya e Donnarumma che si devono sporcare i guantoni, con il primo inizialmente impegnato maggiormente sia per numero che per difficoltà degli interventi effettuati per salvare il punteggio, come quello su Doué alla mezz’ora, anche se, col passare dei minuti, anche l’italiano deve alzare i livelli dell’attenzione e mettere una sua importante firma, chiudendo lo specchio sul piattone destro di Martinelli al 45’. Il pubblico inglese non gradisce l’arbitraggio dello sloveno Vinčić e lo sottolinea ampiamente assordandolo di fischi dopo il duplice fischio: tuttavia la partita è abbastanza corretta e le proteste sono probabilmente più frutto della concitazione del momento che relativi ad effettivi errori arbitrali. Merino sembra soffrire il ritorno sulla linea mediana del campo, con l’eroe del doppio confronto col Real Madrid che riuscirebbe a trovare al 47′ la zuccata del pareggio su una punizione calciata da Rice, ma si vede invalidare la marcatura dopo (lunga) revisione VAR, per posizione di offside. L’Arsenal però ha un impatto totalmente differente rispetto a quello della prima frazione, anche per demerito della difesa francese, che, non sempre perfetta nell’attuazione del fuorigioco, regala ampi spazi alle sue spalle, con Trossard che scocca un rasoterra diagonale mancino al 56′ trovando ancora una volta una strepitosa risposta da parte di Donnarumma. Luis Enrique prova a cambiare qualcosa al fine di rialzare il baricentro, inserendo prima Barcola e poi Ramos al posto di un acciaccato Dembélé e uno stanco Doué, ma i problemi sono più di costruzione che di finalizzazione, con i difensori ospiti che sono spesso costretti a saltare la linea mediana. Quando riescono a farlo in maniera più ordinata, i campioni di Francia sanno come rendersi pericolosi con Barcola che mette di un soffio sul fondo dopo uno scambio con Ramos e poi con lo stesso centravanti portoghese, in questo caso lanciato da Marquinos, che calcia di punta e impatta la traversa a Raya battuto. Il discorso qualificazione rimane dunque ampiamente aperto, soprattutto dopo quanto visto: nessuna delle due squadre è riuscita infatti ad essere effettivamente dominante sull’altra, con un risultato di pareggio che sarebbe stato, a conti fatti, forse più giusto. I parigini non potranno dunque essere tranquilli, nonostante il vantaggio e il fattore campo favorevole, perché certamente i londinesi venderanno cara la pelle e cercheranno di fare di tutto per ribaltare il risultato e staccare il pass per la finale di Monaco di Baviera.
Quarti di finale, risultati e analisi delle partite di ritorno
Internazionale – Bayern Monaco: 2-2
52′ Kane (B) – 58′ Martinez (I) – 61′ Pavard (I) – 76′ Dier (B)
Real Madrid – Arsenal: 1-2
65′ Saka (A) – 67′ Vinicius Junior (R) – 90+3′ Martinelli (A)
Al Santiago Bernabeu, con tetto chiuso per provare a mettere ancora più pressione agli avversari grazie ai rumori amplificati del tifo, il Real Madrid non riesce a ribaltare il passivo subito contro l’Arsenal nel match di andata, perdendo per 2-1 anche il ritorno.
La squadra di Ancelotti saluta così la competizione, fatta da alti e bassi già dalla fase campionato, con i calciatori di Arteta che si sono invece dimostrati molto solidi, confermando la capacità di saper proporre un gioco costruttivo e rimanere, al contempo, praticamente ermetico nella zona difensiva. Ancelotti sceglie una formazione molto offensiva, con Vàzquez terzino destro e Bellingham ad agire tra centrocampo e attacco, a supporto del trio Rodrygo-Mbappé-Vinicius Jr.; Arteta risponde non cambiando assolutamente nulla rispetto alla starting XI del match vinto 3-0 all’Emirates. Come prevedibile, prova a partire forte il Real Madrid, ma, dopo un gol annullato per netto fuorigioco a Mbappé, l’eccessiva offensività dei merengues permette a Saka di rendersi pericoloso, prima con un tiro poco lontano dalla porta difesa da Courtois con un diagonale di destro, poi con un rasoterra mancino che sporca i guantoni del belga. La possibile impresa locale rischia di diventare ancora più ardua quando, su sviluppi di corner, l’ingenua trattenuta di Asencio su Merino (dopo revisione VAR) permette all’Arsenal di presentarsi dagli 11 metri: Saka, decisamente indeciso, calcia con un improbabile cucchiaio angolato, con Courtois che intuisce e para. La partita è molto spezzettata da continui falli, sopratutto nella zona centrale del campo, e reiterate perdite di tempo in ogni possibile occasione da parte degli anglosassoni, cosa che non permette al match di decollare, e allora ci mette nuovamente la sua mano l’arbitro Letexier, che decide di punire la leggere trattenuta di Rice e Mbappé con il calcio di rigore: tuttavia, dopo una lunghissima attesa per una verifica su un possibile fuorigioco e una review sul campo lunga ben cinque minuti, il direttore di gara torna sui suoi passi. Ogni calcio d’angolo si trasforma quasi in una “corrida”, con calciatori che a volte provano anche qualche antipatica simulazione, al fine di provare a indurre in errore l’incerto arbitro francese. Unica altra emozione della prima frazione nasce da un diagonale di Martinelli da posizione molto angolata che viene respinto senza particolari preoccupazioni da Courtois. Il primo tiro nello specchio della porta di Raya giunge solo al 56′, e l’Arsenal sembra mettere una pietra tombale sul discorso qualificazione al 65′: lancio in profondità di Merino per Saka, con l’esterno inglese che questa volta non sbaglia lo scavetto e supera Courtois. Vinicius Jr. però non ci sta, legge un corto rinvio di Raya verso Timber, scippa palla al terzino destro ospite e insacca nella porta vuota.
Peccato poi che la partita, dopo questo breve sussulto e susseguirsi di emozioni, torni ad addormentarsi, con il tiro impreciso di Rodrygo e la parata di Courtois di Ødegaard che anticipano il gol in contropiede di Martinelli, che ammutoliscono definitivamente il Bernabeu. Conoscendo il Presidente Pérez, questa potrebbe essere veramente stata l’ultima panchina da allenatore del Real Madrid di Ancelotti in Champions League. Dicevamo tuttavia da inizio stagione quanto l’ingresso di Mbappé in alcuni meccanismi ben oliati potesse addirittura essere controproducente: col senno del poi, possiamo dire che forse un po’ ci avevamo visto bene, anche se certamente hanno inciso tanto anche le assenza di calciatori importanti, soprattutto Carvajal e Mendy che, ovviamente, avrebbero aiutato quantomeno a contenere maggiormente le azioni di due esterni giovani e vivaci come Saka e Martinelli. Che dire invece sulla squadra di Arteta? Il tecnico spagnolo sembra aver davvero trovato la giusta amalgama nella sua squadra, riuscendo anche a sopperire alla pesantissima doppia assenza di quelli che in questa stagione dovevano essere gli attaccanti titolari (Gabriel Jesus e Havertz), con la decisione di spostare Merino in posizione di “falso nove” che è stata molto producente in questa doppia sfida, considerando la rete dell’andata e il doppio assist nel ritorno.
Aston Villa – Paris: 3-2
11′ Hakimi (P) – 27′ Mendes (P) – 34′ Tielemans (A) – 55′ McGinn (A) – 57′ Konsa (A)
Gran serata al Villa Park avevamo previsto e grandissima serata è stata per la squadra di Emery e per tutto il popolo villans. A cominciare, ca sans va dire, da SAR il principe William, come sempre in tribuna accompagnato dai figli. Purtroppo la corsa entusiasmante del club di Birmingham si ferma qui, ma la prestazione di Emery e dei suoi uomini rimarrà nel ricordo dei suoi tifosi per molto tempo. Un erroraccio di Martinez all’inizio, dopo che già gli inglesi avevano messo sotto assedio gli avversari, ha probabilmente deciso la gara. Sulla psiche dei padroni di casa la qualificazione da molto difficile si è fatta ai limiti dell’impossibile e per un quarto d’ora la loro spinta si è affievolita tanto da subire anche il raddoppio dei parigini Ma la spinta indomita dei tifosi ha subito riacceso la fiammella e, soprattutto, una sfortunata deviazione sulla conclusione di Tielemans, ha ridato fiato alle, poche, speranze del popolo villans. Ma quel che non si è potuto vedere nel primo tempo, lo si è visto, eccome, nella ripresa quando la spinta degli inglesi si è fatta asfissiante e il Paris ha sbandato paurosamente concedendo una decina almeno di occasionissime. Ma la sorte aveva già deciso che i parigini dovessero passare questo turno e tutta la commovente carica dei ragazzi di Emery non è stata sufficiente ad invertire questa decisione. Naturalmente è anche mancata quella qualità che avrebbe consentito agli inglesi di strappare almeno i supplementari di fronte ad una squadra giovane e inesperta che per tutta la ripresa è stata in balia della generosità di una squadra su cui il nostro protetto Unay Emery ha meriti indiscutibili.
Nella, flebile, speranza di rivederla in Champions l’anno prossimo, siamo certi che in caso di accesso all’Europa League, il basco ne sarà l’indiscusso protagonista come da usanza della casa. Per quanto riguarda il Paris, evidentemente questa gara smorza gli entusiasmi in casa parigina, una ripresa come quella disputata ieri sera non depone certo in favore del club degli emiri, soprattutto in previsione di una sfida dove si troverà di fronte tutta la qualità possibile.
Dortmund – Barcellona: 3-1
11′-49′-76′ Guirassy (B) – 54′ Bensebaini (B)
Al BVB Stadion, il Dortmund non riesce nell’impresa di ribaltare il 4-0 subito all’andata in terra catalana, con il Barcellona che stacca il pass per la semifinale e attende ora di conoscere la sua sfidante tra Inter e Bayern Monaco. Comunque una prestazione gagliarda quella messa in campo dai tedeschi, che erano riusciti a portarsi anche sul 2-0 prima di subire il 2-1 con una beffarda autorete, con Guirassy sugli scudi e autore di una tripletta. Dopo aver cambiato le proprie idee tattiche nel match di settimana scorsa, Kovač torna al 3-4-3 con Beier preferito a Gittens in attacco; confermatissimo invece il 4-2-3-1 di Flick, che rimpiazza solo l’infortunato Balde con il giovanissimo Gerard Martin e preferendo Gavi a Pedri. Non manca la volontà ai gialloneri, che provano a far vedere trame interessanti per provare fin da subito a rompere il muro difensivo ospite, con Guirassy che sembra essere tutt’altro che in giornata positiva, ma questa impressione si dimostrerà essere non corretta. Tuttavia, la prima svolta giunge al 10′, quando Szczęsny abbatte Gross: Guirassy prende coraggio e spiazza il portiere polacco con un tentativo di cucchiaio (che però è quasi una forchetta), ma comunque efficace per portare in vantaggio i tedeschi. Il tridente di Flick ha difficoltà ad esprimersi, anche perchè il pressing asfissiante dei calciatori di Kovač in fase di riaggressione, che rende di fatto quasi impossibile far pervenire palloni puliti dalle parti di Kobel. Non a caso, la prima frazione si conclude con un solo tiro (per altro nemmeno nello specchio della porta) da parte dei blaugrana, che hanno notevoli difficoltà anche nel possesso palla, solo al 52% al duplice fischio. Anche nella ripresa partono forte i teutonici, spinti dal numeroso e soprattutto rumoroso pubblico, e trovano al 49′, su sviluppi di corner, con Guirassy anche il 2-0, che va a mettere ulteriore pepe all’incontro. Tuttavia il Barcellona non si abbatte, ma lo schiaffo lo fa scuotere: e così i calciatori ospiti prima sporcano i guantoni di Kobel con la zuccata di Araújo, e poi esultano per il clamoroso autogol di Bensebaini sul cross basso di Lòpez. Di fatto dal 2-1 il BVB sembra avere difficoltà a creare azioni pericolose, con l’inerzia della partita che ovviamente si sposta e sembra spegnere in maniera quasi definitiva l’entusiasmo dei padroni di casa, che però si riaccende quando un disimpegno corto di Araújo a centro area permette a Guirassy di marcare l’hattrick e portarsi a casa il pallone della partita. Il Dortmund saluta la competizione con una doppia prestazione che rappresenta al meglio la sua stagione: una pesante batosta all’andata, in cui per larghi tratti la squadra è parsa molle e inconcludente; una bellissima prestazione al ritorno, con grinta, volontà, che però non sono bastate. Come ne esce invece il Barca da questa doppia sfida? La partita del Lluís Companys è stata semplicemente esaltante, facendo sembrare i blaugrana quasi ingiocabili. Quella del ritorno invece sembra aver messo a nudo alcuni limiti della squadra di Flick, che dovrà sicuramente migliorare nella concentrazione in alcune fasi della partita, se realmente vorrà ambire a vincere la competizione.
QUARTI DI FINALE, risultati e analisi delle partite di andata
Barcellona – Dortmund: 4-0
25′ Raphinha – 48′-66′ Lewandowski – 77′ Yamal
Al Lluìs Companys, il Barcellona cala il poker ai danni del Borussia Dortmund grazie ai gol dei suoi tre attaccanti, che massimizzano le occasioni a disposizione differentemente da quanto fatto da quelli ospiti. Inoltre, se ieri la sconfitta del Real Madrid aveva ridato un minimo di speranza per la corsa contro la Spagna per ottenere la quinta squadra in Champions League nella prossima stagione, sicuramente questa vittoria blaugrana certamente non aiuta. Flick si schiera con il 4-2-3-1 che ci si attendeva a parte la decisione di inserire Lòpez al posto di Gavi dal 1′ minuto. Sorprende invece Kovac, che abbandona la difesa a tre e si schiera in maniera speculare agli avversari: scelta saggia per provare a sfruttare la difesa spesso eccessivamente alta del Barcellona con le frecce Adeyemi e Gittens ai lati di Guirassy. Tutto bellissimo, nei piani, ma il tecnico del Borussia non aveva considerato la produzione di gioco dei catalani, che nei primi 35 minuti sono semplicemente superiori. Lewandowski e compagni costruiscono e sono rapidi nella riaggressione a seguito della perdita del possesso del pallone. Proprio da una di queste situazioni nasce al 5′ il primo tiro del match di Yamal, con Kobel che deve tuffarsi e sporcarsi i guantoni per negare il gol al giovane esterno blaugrana, che, poco dopo, si produce in una splendida azione personale (con elastico per superare Bensebaini) che viene seguita però da un tiro impreciso. La partita sembra vivere una fase di relativa tranquillità, con gli ospiti sempre incapaci di ripartire, poi al 25′ si sblocca su sviluppi di calcio piazzato: Raphinha (partito da posizione dubbia che necessita di revisione VAR) in spaccata dà l’ultima spinta al pallone sul tiro di Cubarsì che sarebbe certamente già finito in rete, mostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la consueta fame di questa stagione in fase di finalizzazione, con il brasiliano che è capocannoniere della massima competizione europea.
Lo schiaffo sveglia gli uomini di Kovac, che negli ultimi dieci minuti della prima frazione producono azione dall’elevata potenzialità, ma con Guirassy che si dimostra essere in serata negativa, fallendo l’appuntamento con il pallone sul lob di Chukwuemeka e sul cross basso di Adeyemi (quest’ultimo nervosissimo, ammonito e sostituito a inizio ripresa, dal suo allenatore per non perderlo per il ritorno), con nel mezzo il tiro di Gittens al 41′ che sporca per la prima volta i guantoni di Szceszny, con il portiere polacco che vede prima del duplice fischio un tiro dell’attaccante francese dei gialloneri terminare sull’esterno della rete. Se la prima frazione si era chiusa con un Dortmund in crescita, il Barcellona dimostra di essere letale al 48′, quando tutto il tridente tocca il pallone per siglare il raddoppio, in una chiara manifestazione di classe: sul cross morbido di Yamal, Raphinha non è questa volta egoista e fa da sponda per Lewandowski, che sigla il più classico dei gol dell’ex con una zuccata a un passo dalla porta. Questa volta il gol sembra spegnere definitivamente i teutonici, che sbagliano a volte anche uscite semplici dal basso (colpa, ovviamente, anche il consueto pressing asfissiante locale) e rischia di capitolare nuovamente sul palo colpito da Lòpez al 63′, con Kobel costretto a intervenire su Lewandowski un minuto più tardi, ma il portiere giallonero nulla può al 66′: ripartenza letale sulla corsia destra con Lòpez che riceve in profondità da Yamal e propone al centro ancora per Lewandowski, che piega la mano di Kobel proteso in tuffo con un piattone rasoterra che vale il 3-0.
La probabile pietra tombale sul discorso qualificazione giunge poi al 77′: ennesimo contropiede del Barcellona che si trova addirittura con tutto il suo tridente contro i soli Bensebaini e Kobel, che nulla possono sul preciso filtrante di Raphinha a pescare Yamal, con quest’ultimo che insacca con un colpo di punta mancina. Sinceramente non ci aspettavamo questo tipo di esito per questo match di andata di questo quarto di finale, con i catalani che di fatto hanno reso solamente una formalità il match di ritorno e hanno già più di un piede e mezzo in semifinale. Sicuramente un peccato, anche perché il risultato è certamente anche sproporzionato per quanto visto in campo, dato che i calciatori della BVB, soprattutto nel finale del primo tempo, avevano mostrato di poter tenere testa agli avversari.
PSG – ASTON VILLA: 3-1
35′ Rogers (A) – 39′ Doue (PSG) – 49′. Kvaratskhelia (PSG) – 90+2′ Mendes (PSG)
I 50 mila del Parco dei Principi hanno davvero speso bene i loro soldi per assistere al match di andata fra i campioni di Francia e il club di Birmingham. In particolare i tifosi locali hanno gustato l’ennesimo show dei loro giovani campioni, mettendo una seria ipoteca sull’accesso alla semifinale, dove probabilmente potrebbero incontrare gli altri inglesi dell’Arsenal. Ma non si possono lamentare neppure i tifosi ospiti che, pur in balia del forte avversario per larghi tratti, hanno visto la loro squadra andare in vantaggio e stare sostanzialmente in partita fino a pochi minuti dalla fine. Cosa ci dice quindi questa partita ? Che il Villa ha ancora qualche speranza di passare il turno, che Emery è un grande tecnico che meriterebbe maggiore considerazione e che, dopo molti, troppi errori, quest’anno il club parigino ha finalmente allestito una squadra che ha tutti i crismi dell’eccellenza : giovane, tecnica e profondissima, con un tecnico davvero adatto a svezzare così tanti campioni. Quindi ? Al Villa Park ci sarà davvero da divertirsi, come è forse più di ieri sera e quindi invitiamo tutti a sintonizzarsi sul Villa Park alle 21 esatte di martedì prossimo. Pensare che gli inglesi si arrendano sarebbe non conoscere la gagliardia e l’orgoglio inglesi e quindi il club di Birmingham sfiderà i ricchi parigini, impostando certamente una partita meno remissiva di quella di ieri e cercando di forzare subito la rimonta. Impresa non semplice ovviamente perché canarini come il sontuoso Doue’ di ieri sera, il fortissimo Dembele o il divino Vitinha, sono solo i vertici di una squadra che farà parlare di se per molto tempo. Ma a Birmingham la musica sarà certamente diversa e anche gli uomini di Emery si faranno più aggressivi e toglieranno spazio e fiato ai francesi per ricamare le loro trame. Sarà un incontro più fisico certamente ma regalerà ancora un grande spettacolo come ieri sera, il migliore di questi primi quarti di finale della Nuova Champions.
Bayern Monaco – Inter: 1-2
38′ Martinez (I) – 85′ Muller (B) – 88′ Frattesi (I)
Un impasto di senso di appartenenza, classe e, molta, fortuna sono la sintesi perfetta del match di andata che indirizza la doppia sfida tra bavaresi e lombardi. Invertendo l’ordine di preferenza che vedeva i padroni di casa partite favoriti nel doppio confronto. Spiegare tecnicamente e tatticamente quanto accaduto è superfluo e molti lo faranno meglio di noi. Forse, ma sottolineo forse, il problema del Bayern si può individuare in panchina, laddove Vincent Kompany, dopo la lunga attesa sul nome del nuovo tecnico in estate, si rivela un azzardo stante la sua giovane età e la scarsa dimestichezza con questo livello di gioco in campo e di pressioni fuori. Affrontare la prima edizione della Nuova Champions con il chiaro obiettivo di giungere alla finale casalinga all’Allianz con un coach con l’esperienza di Kompany ( un paio d’anni in Belgio e un paio alla guida di una modesta squadra inglese) non pare, a rigor di logica. il miglior viatico per raggiungere quell’obiettivo. È colpevole Kompany nella sconfitta rimediata dal suo undici ieri sera ? Forse non si possono muovere accuse particolari, senz’altro ha risentito delle molte assenze ma francamente pensiamo che un club che mira a vincere una competizione difficile e sfidante come la Champions rivista debba farlo con un tecnico che ha una maggiore esperienza ad alti livelli nel calcio europeo. Detto questo non pensiamo certo che Inzaghi sia il miglior tecnico possibile ma con la sua umiltà, il suo orgoglio e il suo grande senso di appartenenza ha apparecchiato la solita cena con le solite, stantie, pietanze riuscendo ancora a soddisfare i commensali, leggi i tifosi dell’Inter. Ed ora ? Tutto rimane più che aperto, con il fiato degli interisti che continua, inesorabile, a diminuire nei polmoni. Le due squadre si sfideranno Martedì sera a San Siro e prima due match del torneo nazionale che guidano entrambi : i tedeschi ospitano, domenica alle 18,30, un Dortmund impegnato stasera nel suo quarto di Champions col Barcellona e certamente in questo momento più interessato alla Coppa, soprattutto se il risultato di stasera fosse incoraggiante. Inoltre il vantaggio in Bundes di Kompany è di sei lunghezze. I nerazzurri invece hanno il Napoli di Conte a tre soli punti e giocano mezz’ora prima degli avversari, ospitando un Cagliari che stenderà un canonico catenaccio alla ricerca di un utile punticino. Abbiamo puntualizzato questi aspetti minuziosamente perché pensiamo che da qui alla tarda serata di martedì 14 ogni singolo episodio possa spostare le sorti di questa sfida. Naturalmente eventuali recuperi degli infortunati su tutto. Da parte nostra, se avevano ipotizzato un pareggio ieri sera e una vittoria dei bavaresi al ritorno, non possiamo che confermare questo pronostico ed indicare nei supplementari e nei rigori un possibile esito che divida solo all’ultimo istante due contendenti così vicini. Ma che il ciclo di questa Inter sia alla fine è chiaro, comunque finisca tutto questo.
Arsenal – Real Madrid: 3-0
58′-70′ Rice – 75′ Merino
Notte memorabile per i tifosi dell’Arsenal, che al triplice fischio possono gioire per un importante 3-0 ai danni del Real Madrid, che probabilmente non suggella del tutto il discorso qualificazione in semifinale, ma di certo la indirizza molto in favore della squadra londinese. Semplicemente spettacolare la prestazione di Rice, non solo per le due magnifiche punizioni che, di fatto, decidono l’incontro, rompendo l’equilibrio iniziale durato 58′ e spezzando le gambe a una possibile reazione madrilena, ma anche per la capacità di posizionamento tattico a centrocampo, facendosi trovare spesso libero tra le linee, facendo impazzire le linee di pressione ospite. Arteta opta per un 4-3-3, recuperando Timber dal 1′ minuto come terzino destro, scegliendo l’ex Spezia Kiwior al centro e confermando Merino come “falso nueve” tra Saka e Martinelli. Ancelotti schiera la sua squadra con un 4-4-2 molto offensivo: recupera Courtois tra i pali per l’emergenza difensiva schiera Valverde come terzino destro e Raùl Asencio al centro, con due esterni molto offensivi come Rodrygo e Bellingham alle spalle della coppia offensiva Mbappé-Vinicius Jr. I gunners provano a partire forte, sfruttando anche la spinta dei propri tifosi nel tutto esaurito “Emirates”, ma si espone al contempo ai contropiede dei velocisti ospiti, con uno di questo cestinato da Vinicius Jr., forse troppo altruista nel provare a cercare Mbappé a centro area di rigore. Un’anticipazione di quanto succederà per tutto il resto del match. Rudiger e Camavinga rischiano un clamoroso autogol, con Saliba che grazia il Madrid facendo il difensore ma nella porta sbagliata, evitando involontariamente che la zuccata di Partey superi Courtois.
L’Arsenal produce un ottimo gioco, sfruttando i movimenti verso il centro di Lewis-Skelly per liberare spazi, sia al centro per Rice che sulla corsia laterale, tagliando verso il centro del campo e andando ad agire quasi da mediano aggiunto, con portiere delle merengues che para sul tiro dal limite di Partey, dopo un possibile tocco di mano di Raùl Asencio su una precedente conclusione di Rice che viene giudicata non fallosa dal VAR. Il Real, dal canto suo, tende a provare a tenere basso il ritmo in fase di costruzione per poi lanciare le sue frecce in velocità, anche se la difesa inglese si dimostra ben organizzata e capace di negare queste transizioni. Le già precarie condizioni fisiche di Timber subiscono un breve contraccolpo dopo un contrasto con Mbappé: Ancelotti prova a sfruttare questa situazione, ridisegnando per qualche minuto la sua squadra con un 4-2-3-1, allargando Vinicius Jr. proprio sulla corsia occupata dal terzino olandese, ma la mossa non porta i risultati sperati, se non per l’occasione giunta al 31′, quando la difesa dell’Arsenal si fa trovare leggermente troppo alta e permette a Bellingham di cercare un filtrante per Mbappé, ipnotizzato però da Raya. I biancorossi sfruttano la giornata negativa di Alaba, mettendo a fuoco e fiamme anche la corsia destra offensiva, con Saka che propone al 38′ e al 40′ due cross bassi sui quali, in entrambi i casi, nessun compagno riesce a irrompere per una deviazione vincente. Ancora da un cross dalla destra, questa volta di Timber, i padroni di casa riescono a rendersi questa volta pericolosi con una zuccata di Rice respinta da Courtois che è poi reattivo a rialzarsi e respingere anche il tentativo di tap-in di Martinelli. A inizio ripresa, ancora uno scambio di posizione temporaneo tra Vinicius Jr. e Bellingham, abili nel combinare tra loro, permettono a Mbappé di trovare lo spazio per calciare con il mancino, dando però solo l’illusione ottica del gol. Si tratta però di un evento sporadico, perché la partita cambia poi radicalmente al minuto 58, quando Rice regala a tutti gli amanti del calcio una perla balistica di rara bellezza, calciando una punizione dai 25 metri con una potente e precisa punizione a giro che aggira la barriera e non lascia scampo a Courtois, forse colpevole di non aver posizionato al meglio i suoi compagni. I britannici continuano a pigiare sull’acceleratore, con i calciatori di Ancelotti che provano a salvare il punteggio in qualsiasi modo (parate importanti di Courtois su Martinelli e Merino, con Alaba e Bellingham a salvare in due occasioni anche sulla linea a portiere battuto), ma si giunge poi al 70′ e ancora Rice, ancora su punizione, beffa nuovamente Courtois: questa volta il portiere belga è certamente più colpevole, dato che si fa battere sul suo palo, ma oggettivamente, il 41 della squadra del quartiere Highbury mette il pallone dove è praticamente impossibile intervenire, con una traiettoria degna delle miglior pennellate degli artisti ottocenteschi britannici Turner e Constable. I blancos, oggi in camiseta grigia, quasi a prevedere la serata vissuta, non sono praticamente più in campo, e capitolano nuovamente al 75′, quando il piattone mancino di Merino dal limite, sull’assist di Lewis-Skelly, non lascia nuovamente scampo al portiere belga. Non accade più nulla, se non il rosso a Camavinga, con il francese che perde la testa e si fa espellere stupidamente, per somma di ammonizioni, allontanando il pallone a gioco fermo, anche se avrebbe comunque già saltato il match di ritorno in quanto già diffidato prima del match. Mancano sei giorni al match di ritorno e certamente Ancelotti e i suoi calciatori avranno tanto da studiare: la storia ci ricorda come sia difficile, ma non impossibile rimontare tre gol di scarto in una fase a eliminazione diretta, ma, oggettivamente, l’Arsenal visto questa sera sembra avere già un piede e mezzo in semifinale.
OTTAVI DI FINALE, risultati e analisi delle partite di ritorno
Atletico – *Real Madrid: 1-1 (dopo i calci di rigore)
1′ Gallagher (A)
Amaro destino quello dei proletari : sempre lì lì per affrancarsi dal loro destino, ad un passettino dalla gloria e dallo schernire il ricco borghese, e poi il sogno svanisce e il povero testa povero, ad osservare il ricco che festeggia. Ieri sera il Metropolitano ha vissuto l’ennesima beffa ad opera di un Real non proprio irresistibile. Com’è andata lo sapete, rigori, Var è tutto il resto. Per noi che pensavamo seriamente nello scacco di Simeone a Re Carlo, e che comunque abbiamo incassato una vittoria non banale, rimane, forte, il sapore di un secondo tempo regolamentare in cui gli uomini del Cholo non hanno spinto come avrebbero dovuto, anzi hanno perlopiu gestito un punteggio che non gli dava alcuna garanzia di accesso ai quarti. Perché questo sia successo non lo sapremo mai e le varie e possibili sono infinite, ma rimane certamente il rammarico di aver fallito il colpaccio ben prima dei funesti rigori. La Spagna muove con orgoglio ke due corazzate verso la finale di Monaco e i blancos sono troppo abituati a queste vette per circoscrive il match di ieri, e anche quello di Madrid per trarre alcuna conclusione. Cos’è il Real lo abbiamo visto in occasione del rigore sbagliato da Vinicius ( non dimentichiamo questo nel compendio della partita) quando un Mbappe sempre marcatissimo, ha avuto un filo di spazio che, in un nano secondo ha trasformato in in occasione che, visto com’è andata, Lenglet ha pensato bene di interrompere con un fallo non eclatante ma sufficiente a decretare il penalty. Un lampo, un flash, la caratteristica dei ricchi : ti fregano senza che tu, quasi, te ne accorga.
*Aston Villa – Brugge: 3-0
50’/61′ Asensio – 57′ Maatsen
Si festeggia al Villa Park una qualificazione storica ai quarti di finale della Champions. Si può tranquillamente affermare che il club dì Birmingham amato dal Principe William sua quest’anno tra le otto grandi d’Europa. Una piccola statua sia quindi eretta nel centro della cittadina inglese per il principe delle coppe calcistiche Unay Emery che in questo risultato ha grandi merito, come in altri successi in varie parti del mondo. Un tecnico schivo, fedele al suo credo calcistico e refrattario a quei palcoscenici fatti più di paillettes che di concretezza. I villain, in corsa anche quest’anno per la qualificazione Champions in un torneo durissimo, probabilmente si fermeranno a questo livello, alto, ma rimarrà nella storia del club, vincitore di una Coppa dei Campioni qualche decennio fa, come un percorso splendido che ha riempito d’orgoglio un intera comunità.
Lille – *Dortmund: 1-2
5′ David (L) – 54′ Can (A) – 65′ Beier (A)
Un po’ a sorpresa rispetto alle aspettative, il Dortmund vince a Lille e lo elimina dalla Champions League, vincendo allo Stade Pierre Mauroy per 2-1.
Grande intensità a inizio match da entrambe le parti, il Lille è partito alla grande con David che ha segnato sfruttando il cross basso di Ismaily al 5′, beneficiando di una cattiva parata del portiere Gregor Kobel, che l’ha lasciata rotolare tra le gambe.
Cabella ha sfiorato la traversa dopo una bella azione di squadra, ma il Dortmund è andato vicino al pareggio quando la parata disperata del difensore Alexandro ha negato a Gross, il cui tiro aveva battuto Chevalier. Il portiere del Lille ha effettuato parate importanti sugli sviluppi di un angolo, aiutato anche da Ismaily, poi i francesi sono andati vicini al gol con una zuccata di Andrè su cross di Harladsson. Prima del duplice fischio, è Gross a incornare alto da buona posizione, poi a inizio ripresa giunge la svolta: Meunier sgambetta Guirassy in area di rigore e l’arbitro decreta il calcio di rigore; sul dischetto si presenta Can che batte Chevalier calciando centralmente.
I tedeschi hanno altre occasioni con Adeyemi e Beier, con quest’ultimo che trova il raddoppio al al 65′ con un tiro all’incrocio dei pali dopo un’abile girata.
Una triste fine di competizione per i padroni di casa, che nella League Phase erano riusciti ad avere la meglio anche su Atletico e Real Madrid, ma che sono mancati nel momento più importante sono mancati nella concretizzazione.
Prestazione invece importante quanto inaspettata per i tedeschi, che si aggrappano letteralmente alla Champions per salvare la stagione: sarà quasi impossibile vincere la competizione, ma sognare non ha prezzo!
*Arsenal – PSV: 2-2
6‘ Zinchenko (A) – 18′ Perisic (P) – 37′ Rice (A) – 70’ Driouech (P)
Dopo che nel match di andata l’Arsenal si era imposto per 7-1 sul campo del PSV, questa partita aveva effettivamente poco da raccontare dal punto di vista del risultato, ma ha comunque regalato spunti importanti, soprattutto per i test fatti da Arteta, che ha optato per diverse rotazioni nella formazione titolare, schierando Tierney come ala sinistra e Zinchenko a centrocampo e proprio l’ucraino ha trovato il vantaggio al 5′ con un tiro preciso da fuori area.
Gli olandesi si sono rivelato avversario più difficile rispetto all’andata e hanno tenuto alto l’onore trovando il pareggio al 17′ con Perisic che ha sfruttato una dormita della difesa inglese.
Sterling, tra i più positivi del match con la sua vivacità, al 36′ ha fornito il secondo assist di giornata per il raddoppio di Rice, che ha incornato alle spalle di Benitez, poi Driouech al 69′ ha segnato il gol del definitivo 2-2, che ha permesso alla squadra di Bosz di uscire quantomeno imbattuti dall’Emirates.
La sfida non regala poi particolari sussulti, come prevedibile fosse, dato il 9-3 in aggregato.
L’Arsenal stacca dunque con facilità il pass per i quarti di finale, dove sfiderà il Real, vincente nel derby di Madrid ai calci di rigore.
Il PSV, dopo aver eliminato la Juventus, ha dimostrato tutti i suoi limiti in questi ottavi: più merito degli inglesi o demeriti dei bianconeri? Probabilmente la seconda, il che aumenta ovviamente i rimpianti.
*Inter – Feyenoord: 2-1
8′ Thuram (I) – 42′ Moder (F) – 51′ Calhanoglu (I)
L’Inter supera il Feyenoord 2-1 nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League, conquistando l’accesso ai quarti dove affronterà il Bayern Monaco. La serata inizia con una nota negativa per i nerazzurri: durante il riscaldamento, Inzaghi deve rinunciare a De Vrij, che si aggiunge alla già lunga lista di infortunati, sostituito da Acerbi. Anche il Feyenoord affronta difficoltà: Van Persie recupera Ueda al centro dell’attacco ma deve fare a meno del talentuoso Paixao, decisivo insieme a Carranza nell’eliminazione del Milan.Nel primo tempo, l’Inter parte forte per chiudere subito la pratica qualificazione. Al 3’, Wellenreuther devia in angolo un tiro di Mkhitaryan e blocca la successiva incornata di Carlos Augusto. Il Feyenoord risponde con un tiro dell’esordiente Sliti, controllato da Sommer, poi, al 12’, Thuram sblocca il risultato con un tiro a giro che si insacca nell’angolino alto destro.I nerazzurri continuano a premere: al 16’, Taremi impegna nuovamente Wellenreuther. Gli ospiti non demordono e al 31’, Sommer è chiamato in causa da un tiro dalla distanza di Bueno, poi il pareggio: al 42’, il VAR assegna un rigore al Feyenoord per un fallo di Çalhanoğlu su Moder; lo stesso Moder trasforma, spiazzando Sommer.Nella ripresa, al 49’, Thuram non inquadra la porta dal limite dell’area. Poco dopo, Beelen stende Taremi in area: l’arbitro concede il rigore all’Inter; Çalhanoğlu calcia basso a destra con Wellenreuther, che all’andata aveva ipnotizzato Zielinski, che anche questa volta intuisce, ma non riesce a evitare il gol.Thuram continua a cercare insistentemente la doppietta: prima conquista un rigore, poi annullato per simulazione dopo revisione VAR con conseguente ammonizione; successivamente colpisce la traversa al termine di una bella azione personale.Nel finale, l’Inter gestisce il vantaggio senza particolari affanni, mentre il Feyenoord, consapevole dei propri limiti, esce dalla competizione a testa alta, avendo superato le aspettative stagionali.Unica pecca negativa per i calciatori.Una prestazione concreta degli uomini di Inzaghi, che hanno saputo tenere alta la concentrazione, anche nel momento del pareggio: la superiorità a centrocampo è stata fondamentale per gestire i ritmi e far correre spesso a vuoto la squadra ospite. Uniche pecche sono certamente il giallo ad Asllani che, diffidato, non sarà disponibile nel match di andata contro il Bayern Monaco, e l’imbattibilità perduta dopo 332 minuti.
Liverpool – *Paris SG: 0-2 (dopo i calci di rigore)
12′ Dembele (PSG)
L’avevamo definita una finale anticipata: Liverpool e Paris ci hanno regalato una doppia sfida ricca di emozioni, occasioni e parate, con i parigini che la spuntano ai calci di rigore dopo l’1-1 aggregato nella doppia sfida.Entrambi gli allenatori schierano in campo gli stessi undici iniziali del match di andata, ma la partita è diversa rispetto a quella di settimana scorsa, con occasioni da una parte e dall’altra già dai primi minuti.I reds sono padroni del gioco, con Salah che al 4’ si vede negare la gioia del gol dall’intervento di Mendes, e al 6’ non inquadra la porta con un mancino a giro. I rouges-et-blues però non stanno a guardare e al 12’ trovano il vantaggio: Dembélé allarga per Barcola che ripropone al centro, l’incomprensione tra Konaté e Alisson, con il difensore che tocca la palla in scivolata, favorisce Dembélé che deve solo insaccare nella porta vacante. Al 17’ Barcola fallisce clamorosamente il pallone dello 0-2 al 17’ facendosi murare da Alisson nell’uno contro uno, mentre Jota mette il pallone alto su sviluppi di corner al 18’. Dembélé al 32’ perde il passo e permette ad Alisson di fare suo il pallone, con Jota che non migliora la sua mira al 34’ . Prima del duplice fischio, la porta locale viene salvata dalle deviazioni di Gravenberch e Mac Allister sui tiri ben indirizzati di Kvaratskhelia e Dembélé.Nella ripresa, un gol di Szoboszlai al 54’ viene annullato per fuorigioco a inizio azione di Diaz, con il Liverpool che continua però a tenere la pressione alta: Pacho e Kvaratshkelia deviano in angolo i tiri di Szoboszlai (57’) e Salah (62’), mentre Donnarumma al 58’ nega la gioia del gol a Diaz, che aveva incornato su sviluppi di corner. Al 79’, il palo nega la gioia del gol al subentrato Quansah a Donnarumma battuto, con Anfield che spinge la propria squadra alla ricerca di un gol che non arriva perché il portiere italiano si oppone anche a Diaz e Salah all’85’. Kvaratshkelia sbaglia nuovamente il tiro a giro da una delle sue zolle preferite all’87’, poi il forcing finale dei padroni di casa non porta a reti, con la partita che va ai supplementari.Gli extra-time sono praticamente tutti di marca ospite: Beraldo al 92’ con la testa e Doué al 94’ sfiorano il palo, Alisson controlla il tiro dalla distanza di Vitinha al 108’ e si supera nuovamente su Dembélé al 109’. Doué mette nuovamente di poco sul fondo al 114’, poi, dopo un contatto in area parigina tra Salah e Mendes non ritenuto falloso da Kovács, Alisson controlla facilmente due conclusioni di Kang-In. Si va quindi ai rigori, dove l’equilibrio dura finché Donnarumma ritorna nella versione Euro 2020: Gigio para i tiri di Núñez e Jones, mentre i calciatori del Paris sono infallibili e si prendono i quarti di finale contro la vincente della sfida tra Aston Villa e Brugge.Probabilmente si tratta dell’epilogo giusto per la doppia sfida: la squadra di Luis Enrique aveva preso a pallonate quella di Slot nel match del Parc des Princes, perdendo però per 1-0 a causa del gol messo a segno da Elliott sull’unico tiro in porta degli inglesi. La partita di ritorno è stata certamente più equilibrata, con occasioni da una parte e dall’altra, ma anche oggi i francesi hanno avuto un produzione offensiva importante, spesso sventate solo da un super Alisson.Occhio quindi a questo Paris, che ha dimostrato forse di aver fatto lo step che gli mancava: essere incisivo anche nelle sfide contro le grandi squadre.
*Barcellona – Benfica: 3-1
11’/42′ Raphinha (BA) – 13′ Otamendi (BE) – 27′ Yamal (BA)
Poca suspense nel match del Montjuic ma molto divertimento perché il giovane Barca ha stampato sulla pelle l’amore per il gioco del calcio. I giovani, si sa, amano divertirsi e i ragazzi di Flick non fanno certo eccezione, anzi. In una gara che alcuni, soprattutto in Italia, avrebbero interpretato al risparmio, i nipotini di Guardiola hanno messo in scena un’altra serata di football spumeggiante. I divi Yamal e Rapinha su tutti ma un concerto polifonico che si esibirà ancora per molto tempo in tutta Europa e che ieri sera ha scherzato contro un avversario volenteroso, ambizioso e per una fetta di gara illusosi che esisteva un margine per ribaltare la qualificazione. Ma Kage ha dovuto presto rinfoderare le armi e acconciarsi a perdere nelle maniera più dignitosa e con meno reti possibili nella porta di Trubin. Ben altri che il Benfica quest’anno possono sbarrare la strada a Yasmine e i suoi fratelli tornati, grazie anche al precettore tedesco che ha il compito di gestire il tanto entusiasmo. Verranno avversari ostici e allora ci sarà bisogno anche di una guida tecnica.
Leverkusen – *Bayern: 0-2
52′ Kane – 71 Davies
Altro match senza storia e con molto meno spettacolo. Ma il doppio confronto teutonico stravinto dai bavaresi ha chiarito un paio di cose : primo che il Leverkusen, in cui ha meriti enorme il suo giovane tecnico, fa fatica a tenere i ritmi alti imposti dal confronto in Bundes con il Bayern e questo porta inevitabilmente un calo che quest’anno è giunto anche prima dell’anno scorso quando si presentò alla finale di Europa League improvvisamente senza energie. Dopo tanti confronti combattuti, il crollo di questo doppio match dimostra chiaramente questo, assieme all’impossibilità di fare a meno del suo migliore giocatore. Di contro abbiamo avuto anche conferma che il Bayern si vuol giocare fino in fondo l’opportunità di disputare sul campo amico la Coppa dalle Grandi Orecchie. E pensiamo che ci vorrà meglio dell’Inter per sbarrargli il passo.
OTTAVI DI FINALE, risultati e analisi delle partite di andata
Dortmund – Lille: 1-1
22′ Adeyemi (B) – 68′ Haraldsson (L)
Rimane molto aperto il discorso qualificazione tra Dortmund e Lille, dopo il pareggio per 1-1 maturato nel match del Westfalen Stadion.
Il Borussia Dortmund, guidato da Kovač, ha optato per un modulo 4-2-3-1, sfruttando la velocità di Gittens e Adeyemi sulle fasce e l’estro creativo di Brandt a supporto di Guirassy. Lille, invece, ha schierato un 4-3-2-1 con Ethan Mbappé, alla sua prima presenza da titolare in questa edizione della UEFA Champions League, e Haraldsson a supporto di David.
La partita è iniziata con un ritmo piuttosto contenuto. All’8′, Alexsandro ha tentato un tiro dalla distanza, ma il pallone è finito alto sopra la traversa. Poco dopo, Guirassy ha avuto una buona occasione su un cross di Gittens, ma il suo tiro di sinistro è terminato di poco sul fondo.
La situazione si è sbloccata al 22′, quando Adeyemi ha segnato il gol del vantaggio per i padroni di casa: su un calcio d’angolo a favore dei gialloneri, il pallone è stato allontanato di testa dalla difesa francese, ma Adeyemi ha raccolto il rimpallo e ha segnato con un preciso rasoterra di esterno sinistro dai 20 metri, lasciando senza scampo il portiere Chevalier.
Al 26′, Mukau ha tentato un tiro dalla distanza senza successo, seguito da Schlotterbeck al 38′, che ha cercato la gloria con un tiro potente ma impreciso. Poco prima dell’intervallo, il gialloneri si sono visti annullare un gol per offside: Gross aveva segnato su sviluppi di un calcio d’angolo, ma l’assistente aveva correttamente segnalato la posizione irregolare.
Nonostante lo svantaggio, il Lille ha mostrato spunti interessanti, soprattutto nella fase di possesso palla, e nella ripresa, dopo un contatto in area molto dubbio tra Schlotterbeck e David non viene ritenuto falloso da arbitro e VAR, al 68′ giunge il meritato pareggio: è Harladsson a battere Kobel prendendolo contro tempo con la punta sull’assist di David. La partita è rimasta viva, con Adeyemi al 75′ e David all’80’ che hanno fallito la possibilità di portare in vantaggio le proprie squadre, con il finale che rimane di 1-1, riflettendo l’equilibrio tra le due squadre, che hanno di fatto prodotto solamente un tiro in porta a testa.
Adeyemi si è dimostrato una vera spina nel fianco per la difesa francese, ma ancora una volta i tedeschi hanno mostrato le proprie lacune nel mantenere il vantaggio, nonostante gli ospiti fossero orfani dell’infortunato Zhegrova.
Tutto rimandato dunque al match di ritorno che si disputerà martedì al Mauroy di Lille, con certezza che entrambe le squadre giocheranno a viso aperto per cercare di staccare il pass per i quarti di finale.
PSV – Arsenal: 1-7
18′ Timber (A) – 21′ Nwaneri (A) – 31′ Merino (A) – 43′ Lang (P) – 47’/73′ Odegaard (A) – 48′ Trossard (A) – 85′ Calafiori (A)
Come si fa a battere il PSV? Per informazioni, chiedere all’Arsenal, che semplicemente annienta gli olandesi (che solo due settimane fa hanno estromesso la Juventus dalla massima competizione europea), mettendo di fatto già una pietra tombale sul discorso qualificazione.
Entrambe le squadre sono scese in campo con un modulo 4-3-3 offensivo, ricco di qualità sugli esterni. Il PSV ha schierato Lang e Perišić ai lati di de Jong, mentre l’Arsenal ha optato per il giovane diciassettenne Nwaneri e Trossard a supporto del “falso 9” Merino. La partita è iniziata con un ritmo intenso e diverse occasioni da entrambe le parti.
Dopo una rete annullata ai “gunners” al 12′ per offside, Ødegaard ha protestato per un contatto falloso con Saibari in area di rigore, non rilevato dall’arbitro Gil Manzano e dal VAR.
Al 16′, Saibari ha colpito la traversa con un potente tiro a Raya battuto, poi, tra il 18′ e il 21′, l’Arsenal ha messo a segno un uno-due tremendo: prima Timber ha segnato di testa su un cross di Rice, battendo il portiere Benítez, poi Nwaneri ha raddoppiato con un potente sinistro sotto la traversa, assistito da Lewis-Skelly. Quest’ultimo, già ammonito, è stato sostituito da Calafiori per evitare un’espulsione.
Alla mezz’ora, la scelta tattica di Arteta di piazzare Merino come punta è stata premiata con il terzo gol: dopo un’azione difensiva disordinata del PSV, lo spagnolo ha trovato la rete approfittando della confusione in area di rigore. Tuttavia, al 43′, un’ingenuità di Partey, che ha steso de Jong in area di rigore, ha permesso a Lang di riaprire le sorti della partita dal dischetto, spiazzando Raya con un destro incrociato.
Le emozioni continuano anche nel finale di primo tempo, con il tiro di Rice deviato da Benìtez in maniera provvidenziale – con tocco però non rilevato dalla quaterna arbitrale – e la zuccata alta di de Jong, da ottima posizione, su cross dalla sinistra di Malacia.
La ripresa è stata un monologo dell’Arsenal, che ha chiuso definitivamente il match con un altro doppio colpo nei primi minuti. Al 46′, Ødegaard ha sfruttato una respinta corta di Benítez su un cross di Nwaneri, infilando il pallone in rete con un preciso mancino. Due minuti dopo, al 48′, Trossard ha segnato il quinto gol con un tocco sottile su un filtrante di Calafiori.
Il PSV ha provato a reagire: al 52′, Lang ha sfiorato il gol con un tiro di poco fuori, mentre al 53′ Raya ha parato due conclusioni pericolose di Perišić e de Jong. Tuttavia, l’Arsenal ha continuato a dominare e al 73′ Ødegaard ha siglato il sesto gol con un mancino dal limite, piegando la mano a un Benítez in difficoltà. Molti tifosi olandesi hanno iniziato ad abbandonare il Philips Stadion, risparmiandosi il gol del 1-7: al 78′, Calafiori ha completato la goleada con un diagonale destro su assist di Ødegaard.
L’Arsenal ha dimostrato una superiorità schiacciante, con dominio del gioco, che ha portato a ben quattordici conclusioni, delle quali dieci nello specchio della porta.
Ødegaard e Trossard sono stati protagonisti assoluti, ma anche le scelte di Arteta di schierare Merino come “falso 9” e di puntare sui giovani Nwaneri e Calafiori si sono rivelate vincente. Il PSV, invece, ha pagato una difesa disorganizzata e un portiere, Benítez, non in giornata.
La goleada riflette il divario tra le due squadre e mette in luce le difficoltà del PSV nel competere ad alti livelli in Champions League. Per l’Arsenal, questa vittoria è un segnale forte per il resto della competizione.
Real Madrid – Atletico Madrid: 2-1
4′ Rodrigo (R) – 32′ Alvarez (A) – 55′ Diaz (R)
Risultato atteso al Bernabeu che lascia completamente aperta una qualificazione che i blancos dovranno difende con i denti al Metropolitano. Risultato atteso ma non giustificato dall’andamento del match che ha visto per larga parte il pallone tra i piedi dei palleggiatori colchoneros. Siamo infatti in presenza, e lo avvertiamo da tempo, di un Atletico 2.0 che il Cholo Simeone forse non ha mai avuto a questo livello tecnico. Imperniata sul tuttocampista Griezmann , la terza età del francese, i materassai si stanno trasformando in un atelier di alta moda in grado non solo di giocare ad alti livelli, quello lo fanno da anni, ma anche ad alto livello tecnico. Tutti gli amanti del football, soprattutto quelli italiani costretti a spettacoli spesso indecorosi, dovrebbero andarsi a godere la gara di ritorno mercoledì prossimo, per assistere ad uno spettacolo che non mancherà certo con l’Atletico che dovrà cercare di aggredire i blancos per cercare di segnare più di un gol e contemporaneamente difendersi dagli affondo di una squadra che non gira ancora come Carletto vorrebbe, e certo l’assenza di Bellingham pesa molto, ma che ha un talento tale in grado di trasformare in oro praticamente ogni occasione che capiti dalle loro parti. Sarà un guado molto difficile quindi per Simeone e i suoi ribaltare questo confronto ma siamo certi che tutto il popolo colchoneros ci creda e che, insieme, possono riuscire in un miracolo.
Club Brugge – Aston Villa: 1-3
3′ Bailey (A) – 12′ De Cuyper (C) – 82′ Mechele (C) – 88′ Asensio (A)
Game over per la simpatica formazione belga che, dopo 80 minuti di abituale attenzione e determinazione, incappa in 10 minuti finali da incubo che chiudono la bella stagione europea del club delle Fiandre. Staremo a vedere se l’anno prossimo sarà di nuovo protagonista della fase campionato in quanto attualmente è secondo nella Jupiter League a largo distacco dal Genk ma, complice i playoff, potrebbe anche ribaltare la situazione ovvero sperare nelle qualificazioni se arrivasse seconda. Discorso inverso per la squadra di Unay Emery che si qualifica con facilità ai quarti che, per la società di Birmingham, è un gran bel traguardo ma, di contro, è già fuori dalla prossima Champions visto che in Premier è ben lontana dai posti validi per l’accesso. Menzione per il tecnico basco che compie un ennesimo capolavoro portando una formazione inglese di secondo piano tra le otto migliori squadre europee. Naturalmente PSG o, più probabilmente, i connazionali del Liverpool faranno poi bene a non sottovalutare il buon Emery nei quarti.
Feyenoord – Inter: 0-2
38′ Thuram – 50′ Martinez
L’Inter ha superato con successo la trasferta olandese contro il Feyenoord, imponendosi per 2-0 grazie alle reti di Thuram e Lautaro Martínez. La partita ha visto i nerazzurri dominare nonostante qualche momento di difficoltà, mantenendo la porta inviolata e creando diverse occasioni da gol.
Il Feyenoord è partito forte, con Osman che ha cercato il gol già al 3′, costringendo Josep Martínez a una deviazione in angolo. L’Inter, inizialmente in difficoltà in fase di costruzione, ha trovato il suo ritmo verso la mezz’ora, con Lautaro Martínez e Dumfries vicini al gol. Al 38′, però, è arrivato il momento decisivo: Barella ha servito un cross preciso dalla destra, e Thuram ha deviato il pallone in rete con l’esterno, superando Wellenreuther. Prima del riposo, Lautaro Martínez ha sfiorato il raddoppio con un tiro dal limite, parato in angolo dal portiere olandese.
Nella ripresa, l’Inter ha raddoppiato al 50′: su un cross di Bastoni, Zielinski ha visto il suo tiro respinto, ma il polacco ha avuto la freddezza di servire Lautaro Martínez, che ha infilato il pallone in rete con un destro preciso sotto all’angolino alto. Il Feyenoord ha reagito al 56′ con Moder, che ha colpito la traversa, ma l’occasione più grande è arrivata ancora per l’Inter al 69′, quando Thuram è stato atterrato in area da Mitchell: l’arbitro ha assegnato il rigore dopo la consultazione del VAR, ma Zielinski non è stato freddo dal dischetto, e Wellenreuther ha parato il tiro.
Nel finale, l’Inter ha gestito il vantaggio senza particolari affanni, concedendo solo un’occasione a Hancko all’80’, con un colpo di testa su corner. La partita si è conclusa con un 2-0 che proietta i nerazzurri verso il match di ritorno a San Siro con un vantaggio importante. I calciatori di Inzaghi hanno dimostrato solidità difensiva e efficacia in attacco, nonostante qualche errore in fase di costruzione. La prestazione di Thuram e Lautaro Martínez è stata decisiva, mentre Zielinski ha perso l’occasione per chiudere definitivamente il match dal dischetto. Con due gol di vantaggio e la porta inviolata, comunque, i nerazzurri si presentano al ritorno a San Siro in una posizione di forza, anche se la qualificazione non è ancora matematica.
Paris SG – Liverpool: 0-1
87′ Elliott
Al Parc des Princes si è disputata una partita dall’esito sorprendente: il Paris Saint-Germain ha dominato per larghe fasi dell’incontro, ma è stato punito da un gol di Elliott all’87′, che ha consegnato al Liverpool una vittoria inaspettata per 1-0. Una serata in cui i numeri hanno raccontato una storia diversa rispetto al risultato finale, con i parigini che hanno sprecato innumerevoli occasioni e i Reds che hanno capitalizzato l’unica vera chance creata. I parigini sono partiti subito in pressing alto, dimostrando grande intensità e controllo del gioco. Con il 66% di possesso e 12 tiri nel primo tempo, i francesi hanno messo sotto pressione il Liverpool, ma si sono scontrati con una serata di grazia del portiere brasiliano Alisson, vero protagonista della prima frazione e non solo. La prima occasione è arrivata al 6′, quando Barcola si è visto murare il tiro da Konaté. Al 16′, Dembélé ha saltato due avversari sulla destra e ha servito João Neves, che ha calciato male dal dischetto. Poco dopo, Dembélé ha tentato il dribbling e ha concluso, trovando la deviazione in angolo di van Dijk.
Al 20′, Khvicha Kvaratskhelia ha pensato di aver segnato con un tiro a giro, ma è stato fermato dal fuorigioco. Da lì in poi, Alisson ha preso le redini della partita: al 24′ ha parato un tiro dalla distanza di Hakimi, al 29′ ha respinto un fendente di Kvaratskhelia, e al 30′ ha compiuto un’altra parata su Dembélé, con Barcola che poi è stato murato da Szoboszlai prima di calciare alto a porta vuota. Il primo tempo si è chiuso con un altro intervento decisivo di Alisson su Kvaratskhelia al 37′. Nella ripresa, il PSG ha continuato a premere, ma ancora una volta si è scontrato con la classe di Alisson. Al 54′ e al 56′, il portiere brasiliano ha respinto due conclusioni pericolose di Kvaratskhelia, mentre al 62′ ha deviato in angolo un colpo di testa di Nuno Mendes su corner. Anche il subentrato Doué ha trovato Alisson sulla sua strada, con il portiere che si è superato in tuffo all’81′.
Nonostante il dominio, il PSG non è riuscito a concretizzare. E all’87’, il Liverpool ha colto l’occasione della serata: un lancio lungo di Alisson ha trovato Núñez, che ha lavorato palla e servito Elliott. Il giovane centrocampista ha calciato di sinistro, piegando il guantone di Gianluigi Donnarumma e regalando ai Reds una vittoria inaspettata.
Le statistiche parlano chiaro: il PSG ha avuto il 65% di possesso, 28 tiri totali (9 in porta) contro i 2 del Liverpool (1 in porta). Nonostante ciò, i parigini escono sconfitti, pagando l’incapacità di concretizzare e l’estrema efficienza dei Reds, che hanno capitalizzato l’unica occasione netta creata.
Il PSG può lamentarsi per la sfortuna, ma dovrà lavorare sulla freddezza sotto porta per evitare di ripetere prestazioni così sterili in futuro. Il Liverpool, invece, ringrazia Alisson e Elliott, ma dovrà migliorare notevolmente il proprio gioco per affrontare con più sicurezza il match di ritorno all’Anfield Road.
Bayern M. – B. Leverkusen: 3-0
9’/75′ Kane – 54′ Musiala
Un Bayer insolitamente giù di tono è stato sorprendentemente schiacciato da un ottimo Bayern, e ieri la differenza non è stata solo in una enne di più ma proprio in un atteggiamento completamente opposto. Tanto gli uomini di Kompany erano in partita, solidi, aggressivi e concentrati tanto sulla panchina di spine il buon Xabi Alonso ha dovuto osservare una formazione stanca, distratta e molle. Risultato pesante per le aspirine che però aderisce abbastanza allo snodarsi del match che ha imposto la maggiore prestanza e la superiore tecnica dei padroni di casa. Quel che ci sorprende è invece come tatticamente e agonisticamente il Leverkusen non sia riuscito, come successo spesso negli ultimi due anni, ad imbrigliare i rivali bavaresi. Affermare adesso che la qualificazione sia già in archivio può essere avventato, considerato che alla BayArena ci sarà tutto un altro clima, sugli spalti ma soprattutto in campo. La carica agonistica che è completamente mancata ieri sera sarà centuplicata martedì prossimo e fin dall’inizio gli uomini di Alonso proveranno a scalare l’Everest a mani nude. Certo la scoppola di ieri servirà eccome per accendere il Bayer ma è chiaro che, con la prestazione di ieri, i bavaresi hanno fatto capire di credere, e molto, di arrivare a giocarsi la finale sul campo amico. Consigliamo vivamente di osservare comunque il match di ritorno per capire davvero il livello di questo Bayern.
Benfica – Barcellona: 0-1
61′ Raphinha
Così come all’inizio dell’avventura, il giovane Barca incappa in un rosso che poteva davvero rivelarsi un ostacolo sul cammino verso la finale. Ma quest’anno il club blaugrana ha un organico importante, un tecnico all’altezza e una consapevolezza che possono consentire un percorso lastricato di sogni al popolo catalano. Certo un errore come quello di ieri il giovane, futuro campione, Cubarsi non dovrà ripeterlo contro squadre più importanti del Benfica attuale ma tutto ciò fa parte di una crescita che vede nel Barcellona probabilmente la squadra che potrebbe dominare il calcio europeo nei prossimi cinque anni, o comunque scriverne pagine importanti. Come abbiamo detto dall’inizio della competizione, Lamine e i suoi fratelli mirano al titolo già quest’anno e Flick ha dimostrato di avere la giusta caratura per guidare il carro fino alla meta. Percorso concluso per il Benfica che non può che essere orgoglioso di quanto fatto fin qui, la prestazione di ieri è certamente insufficiente ma, comunque sia, la sorte non è altro che la radice di sorteggio.