
In un famoso film western qualcuno affermava che, quando un uomo con la pistola incontra un uomo con un fucile, ebbene l’uomo con la pistola era morto. Trasportando il tutto al meno cruento football, possiamo ben dire che quando una squadra che possiede un mitragliatore pieno di cartucce ne incontra una che nel suo tamburo ha un solo colpo, beh quest’ultimo, se non morto, certo non gode di buona salute. Ed effettivamente è da qualche giorno che i tifosi interisti non si sentono molto bene. Esattamente da quando si sono resi conto quanto il loro sogno fosse come quello di Icaro: di avvicinarsi al sole senza ali adeguate! A parte le ali, il loro condottiero aveva messo nella faretra solo il calcio d’angolo come arma offensiva, limitandosi per il resto ad ammirare la bravura dei loro avversari nel disinnescare le trappole poste al loro, vasto, armamentario. Ma ad un certo punto qualcuno, forse l’esperto Acerbi, si dev’essere accorto che qualcosa non andava nel verso giusto. Forse quando ha visto passargli davanti, uno dopo l’altro, tutto l’attacco avversario. E non uno che si fermasse a conversare, anche solo un attimo, con lui. È lì che, preso da disperazione, e non riconoscendo più il suo calcio autarchico, avrà forse deciso di abbandonare la nazionale. Fatto sta che il conducator interista non si è scomposto e ha chiamato alla carica i suoi archibugieri Dimarco e Calha che da una bandierina all’altra cercavano di esaltare la rodata tattica inzaghiana senza peraltro che quel maledetto Marquinos mai neanche una volta fosse distratto da qualche avvenente tifosa sugli spalti. Nel frattempo, nelle pause tra un corner e l’altro, la famosa coppia d’arte denominata Lula, si attaccava al telefono chiedendo a Calha dove mai fosse finito e quando sarebbe arrivato nei loro paraggi.
Ma il turco cominciava ben presto a non avere neanche il fiato per rispondere ai compagni. Qualcuno degli aspiranti al triplete si deve essere un tantino disilluso quando, al terzo gol avversario, qualche tifoso con la maglia nerazzurra ha abbandonato la fidanzata sugli spalti e si è dato alla fuga, richiamando alla dura realtà anche il sempre lodato Sant’Ambroeus. Ma la fase finale è stata pura Accademia per la formazione di Inzaghi che forti del sogno triplete, si è accasciata davanti ai campioni come fossero nelle braccia di Morfeo. E invece erano quelle di tal Mayulu! Un ragazzino del 2006 subentrato così come il coetaneo Zaire Emery. Ma il PSG aveva anche schierato un 2000, due 2001, due 2002, un 2004 e un 2005. Nella formazione iniziale dell’Inter il più giovane era, come sempre, Alessandro Bastoni, 26 anni compiuti mentre solo nei minuti finali erano entrati un 2000 e due 2002. La gerontocrazia schiantata dalla gioventù, la tattica squassata dalla tecnica. Evviva il calcio!!