
Non facile il compito di presentare un match del genere in questo momento. Proprio perché sembrerebbe facilissimo. I bookmaker non hanno dubbi sul ruolo di chiara favorita della formazione catalana che sembra un rullo compressore, con una tecnologia raffinata tra l’altro ! Di fronte una squadra che già al suo massimo sembra inferiore ai suoi avversari e che stasera si presenta ben lontano dal suo standard. Dedurre da tutto questo che sarà un match a senso unisco significa non conoscere, e non rispettare, le regole astruse che regolano questo gioco e che lo rendono interessante agli occhi di milioni di appassionati. Quindi una seria analisi da questo non può prescindere. E quindi, direte voi ? Quindi vince il Barcellona, perché comunque è una squadra più giovane, più tecnica e più in grado di prendersi la partita. Ora poi, con un Inter sotto shock e davanti al pubblico del Montjuic. Ma il buon Flick farà bene a diffidare da quel che sembra così logico, perché le ferite degli ultimi match e le critiche sferzanti conseguenti potrebbero agire come droga sui nerazzurri che potrebbero sfoderare una partita orgogliosa e sorprendente. Ma il nostro pensiero su questa Inter e su questo allenatore sono note da tempo e crediamo che un intero gruppo, anche dirigenziale sotto Marotta, debba lasciare questo club e permettere un, ampia, ricostruzione basata naturalmente su quei cinque, sei giocatori su cui appoggiare il nuovo. E pensiamo a Bastoni, Barella, Lautaro, Thuram e magari Dumfries. Quindi ? Quindi consiglieremmo al bravissimo Hansi Flick di non cercare di scuoiare subito i rivali ma di giocarsela sui 180 minuti senza fretta e senza volontà egemoniche troppe nette. A questi livelli il passaggio del turno e l’arrivo in finale è quel che conta e non serve cercare il massacro dell’avversario. In particolare questa sera, davanti al suo pubblico e di fronte ad un avversario umiliato dalle ultime sconfitte, serve ai catalani una gara accorta che consenta di arrivare in porto senza grande dispendio di energie da conservare per il mese di maggio dove si decideranno le due competizioni che mancano ai blaugrana per festeggiare uno storico triplete che sembra ad un passo ma deve essere raggiunto anche con la sicurezza dei forti.
Analisi prima semifinale ARSENAL – PSG
Il lungo percorso della Nuova SuperChampions si avvia alle fasi conclusive con le semifinali che promuoveranno le prime finaliste che sul campo dell’Allianz di Monaco di Baviera si disputeranno il titolo. Champions che fin dall’inizio ha parlato spagnolo visto che spagnola era la detentrice del titolo, spagnola la squadra che ben presto ha cominciato a proporsi come favorita dell’edizione inaugurale del nuovo format. E spagnoli sono i tecnici che per primi scenderanno in campo martedì sul nobile terreno dell’Emirates Stadium che vede protagonisti i vice campioni della Premier League inglese e i campioni della Ligue 1 francese. Molto meno nobile il pedigree europeo dei due club che non hanno mai vinto la massima competizione e annoverano solamente una Coppa delle Coppe a testa. Ghiotta occasione quindi per entrambe le formazioni, poco considerate all’inizio della stagione malgrado questo sito avesse indicato come obiettivo degli inglesi la semi e quello dei francesi la finale con la previsione che i galletti, partiti dalla prima fascia col sesto posto nel ranking, sarebbero stati “ tra le principali protagoniste della competizione “ mentre per i londinesi, attestati al numero 19 con la seconda fascia, avevamo vaticinato la possibilità “ di fare la voce grossa anche negli scontri diretti”.
Ergo non possiamo che stimare favorita la squadra guidata da Luis Enrique che, fra l’altra, ha già in bacheca una ( vecchia) Champions vinta col Barca. Ma il suo avversario non è proprio un novellino, anche se con i suoi 43 anni da poco compiuti è il più giovane tra i quattro trainer arrivati in fondo al torneo. Impossibile non vedere solide connessioni col Maestro Pep che, anche se assente, fa valere il suo ruolo di guida spirituale del football continentale. Arteta è stato assistente di Pep nei primi anni del City guardoliano mentre Luis Enrique ne ha preso il posto sulla panchina blaugrana perpetuandone gioco e successi. La squadra inglese giunge a questa topica sfida europea ( dopo aver perso quella nazionale con il Liverpool) un po’ ammaccata, con diverse assenze di peso, tra cui il bravissimo Calafiori, e con un ulteriore mancanza come il roccioso Partey in mediana, fattore che costringerà ad un ruolo più guardingo un top come Rice. Dall’altra parte tutto gira per il verso giusto ornai da diversi mesi, pure la doppia sfida con gli altri inglesi del Villa è stata risolta anche con un pizzico di buona sorte e niente sembra in questo momento frenare il momento positivo del club parigino che arriva all’Emirates con tutti i suoi effettivi, in grande spolvero fisico e con una consapevolezza da grande squadra. Ipotesi più che concreta di vedere subito un super trio offensivo come Dembele, Kvara e Doue per poi spendere in uscita dalla panchina altri nobili prospetti come Barcola e Zaire Emery. A Mikel Arteta il compito, arduo ma non impossibile, di imbrigliare la pericolosità e le certezze degli avversari, portando la sua squadra a riprovare la grande emozione di una finale Champions 19 anni dopo l’unico precedente allo Stade de France proprio col Barcellona di Eto’o che segno’ la prima delle due reti con cui i blaugrana vinsero il trofeo. Sarebbe una bella rivincita per il popolo dei gunners